lunedì 11 giugno 2007

SOS... Help... Aiuto!

Come si chiede aiuto?
La prima risposta che mi viene in mente è: urlando! Si urla perchè la consapevolezza di esser soli e di volercela fare a tutti i costi da' voce alla paura e al bisogno d'aiuto! In realtà esistono diversi modi per chiedere aiuto, urlarlo è quello più esplicito e diretto, ma si chiede aiuto anche con una canzone, un gesto, un'espressione, una frase che cela situazioni di disagio e quindi un possibile bisogno d'aiuto.
C'è chi non riesce a chiedere aiuto, chi sapendo di mentire a se stessi, prima che agli altri, pensa sempre e comunque di riuscire a cavarsela in qualsiasi situazione.
Chi in una domenica qualunque si ritrova a dover tirare le somme e nota che le cose semplici e piccole, sono in realtà le più complesse.
Ti ritrovi in una città che non conosci, che guardi da un finestrino con gli occhi di un'adolescente, nonostante ci vivi ormai da anni, ma che non hai vissuto perchè eri sola ad affrontare quella città troppo grande per te che venivi da una realtà molto più piccola e diversa, dove eri abituata ad avere accanto sempre qualcuno dalle spalle forti che riusciva ad aiutarti e a darti più di quanto tu avessi bisogno, solo capendo i tuoi silenzi. Ora invece dei tuoi silenzi non importa a questa grande città dove il silenzio non fa rumore, e il silenzio di uno vale meno di mille parole senza senso, vale meno di un cartellone pubblicitario con su la faccia di un astrologo o di una bella Eva che sostiene di non riuscire a resistere alle tentazioni, quando invece preferiresti il contrario. Allora riesci ad ammettere che la situazione nella quale ti trovi è troppo difficile e da sola non ce la farai, riesci ad ammettere di aver bisogno di aiuto. Pensi a chi potresti chiederlo, ma non fai in tempo a pensarci due volte che già hai cambiato idea: devi afferrare il toro per le corna, affrontare la situazione e crescere... sì, è ora, non puoi piangerti addosso e sperare che qualcuno capisca i tuoi i silenzi, qui non ti è permesso e questo tuo atteggiamento comincia a infastidirti e inizi a pensare alle parole che qualcuno ti disse un po' di tempo di tempo fa: "Te ne pentirai, dovrai essergli sempre grata e non sarai in grado di costruire una cosa tutta tua..."
Pensi che non puoi permettere a quelle parole, che sanno di saggezza, di aver ragione, di essere, oggi più che mai, vere...
Inizi a rovistare tra i ricordi e trovi una storia strana, un storia che sa di paura, di richiesta di aiuto, ma non di coraggio nel chiederlo...

16 anni, una ragazza nel pieno dell'adolescenza, apparentemente brillante agli occhi di tutti, una famiglia forte e saggia alle spalle pronta a dividere e condivedere tutto ciò di cui lei ha bisogno, una storia con un ragazzo poco più grande di lei, ottimi voti a scuola e nessun problema evidente. Giulia, il suo nome, un nome come tanti, ma qualcosa non va, Giulia si sente a disagio, forse per colpa della sua età, forse perchè in realtà non pensa di essere quello che gli altri pensano che lei sia.
Giulia ha bisogno di aiuto, ma finge spudoratamente davanti a tutti, finge di essere felice, di essere soddisfatta. Riesce a mentire anche a quella famiglia tanto forte e disponibile, ma intanto nella sua testa qualcosa continua ad andare sempre peggio e Giulia lo sa, sa che deve cancellare in fretta quei pensieri, sa che non può arrendersi alla sua condizione, ma è la forza che le manca, a 16 anni, pensa, non si ha la forza di reagire, si ha solo la voglia di agire senza pensare ai rischi e alle conseguenze. Giulia non sa bene cosa sia a tormentarla così tanto, si sente amata, ma non abbastanza, sa di essere una ragazza normale, ma vuole attirare l'attenzione, forse vorrebbe dire agli altri "ci sono anche io e non è così semplice come credete..."
Giulia si ritrova una sera in camera sua a preparare "il composto della felicità" così lo chiama lei, ma che con la felicità non ha nulla a che fare. Il giorno dopo va a scuola, è il 3 aprile, e porta con se quel composto, ma sa che non può utilizzarlo così e cerca in tutti i modi quell'occasione giusta per farlo, la trova e beve la sua dannata "felicità". Fortunatamente Giulia aveva parlato a qualcuno, Daniela, delle sue intenzioni che guardandola negli occhi si accorge che qualcosa non va, chiede a Giulia cos'è successo nel bagno di quella scuola, ma ancora una volta lei mente, sa fare solo quello. Daniela guarda le mani di Giulia, sono di un colore strano, le labbra secche ed è pallida in volto. Daniela ha paura, sa che Giulia le ha mentito e corre a chiedere aiuto mentre lentamente Giulia si abbandona a se stessa, a delle reazioni strane ad un senso di vuoto molto più grande, pur rimanendo cosciente nella sua incoscienza...
Giulia si ritrova su una sedia nel pronto soccorso di un ospedale, perchè non c'erano letti per lei, da sola, con una flebo attaccata ad un braccio e non sa rispondere alle domande che le fanno, nessuno può vederla, dicono, deve rimanere da sola... vuole la mamma, Giulia, vuole stare con lei e farle capire che ha bisogno di aiuto, che sa di aver sbagliato, di averle fatto del male... la mamma arriva, ma ha lo sguardo severo e dispiaciuto di una mamma che pensa di aver fallito nel suo ruolo di "madre"... Giulia lo vede quello sguardo e cerca di spiegarle cos'è accaduto e non è l'unica persona alla quale dovrà dare delle spiegazioni... da qui inizierà un lungo percorso, più tortuoso di quanto lei stessa possa immaginare...

Giulia porterà sempre con se quel ricordo, quelle sensazioni, quella paura, quegli sguardi di pena, a volte, negli occhi di chi sa e non riesce a capire, di chi saprà e utilizzerà questo suo punto debole, porterà con se tutte le conseguenze negative, perchè il suo modo di chiedere aiuto era quello sbagliato. Lo capirà col tempo e imparerà a chiedere aiuto in mille altri modi e non avrà paura di farlo.
Forse un giorno imparerà anche a cogliere il disagio negli occhi di chi, come lei, chiede aiuto in silenzio!


[Questo post è un'opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono inventati e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale.]

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