sabato 14 luglio 2007

Ho parlato alla notte

Ho fatto una cosa che non facevo da un po' di tempo: ho parlato alla notte.
Capelli tirati su, jeans, polo bianca smanicata, scarpe basse, ma col tacco, lettore mp3, sigarette, telefono (in caso di emergenza) e nient'altro.
Sono uscita di casa, solo i miei tacchi in quel silenzio e qualche macchina ogni tanto in lontananza. Solito posto, solita panchina, solito cartello "area videosorvegliata", transenne, limitazioni per lavori in corso, parco chiuso e io, da sola. Mi sono seduta sulla mia panchina, quella sotto il lampione che illumina anche troppo.

Avevo iniziato a parlare alla notte, "By your side" nelle orecchie, ma forse la notte non voleva ascoltarmi e mi ha mandato "vicky", un dogo argentino, di appena 6 mesi, bellissimo, correva sul prato che mi circondava, poi è andato via, per tornare con il suo papà, un tipo, pressapoco, alla "J Ax", voce quasi uguale, tutto tatuato, capelli rasati, viso simpatico, birra in mano.
Mi si è avvicinato, spaventandomi un po' e:

Papà: Scusa... hai da accendere?
Io: Sì, certo...
Papà: Ti ho spaventata?
Io: Beh sì, sai stavo ascoltando...
Papà: ...la musica!
Io: Già!
Papà: Beh ascolti la musica, tutta sola alle due di notte... ti fidi un po' troppo!
Io: Forse si!

Piacere X, piacere Y!

Io: E tu? Porti a spasso il cane alle due di notte?
Papà: Eh non ce la faccio a portarlo fuori di giorno per via del lavoro... e poi lui è un po' viziato!
Io: Come si chiama?
Papà: Vicky, è un dogo argentino ha appena sei mesi...

Breve chiacchierata...

Papà: è stato un piacere conoscerti...
Io: anche per me... buonanotte!

Ero rapita da vicky, gli brillavano gli occhi, aveva lo sguardo da cucciolo tenero.
Giocava con i legnetti vicky, gli piaceva mordicchiarli nonostante il suo papà glieli levasse di bocca e mi guardava... come se avesse capito qualcosa, come se volesse dirmi qualcosa.
Mi sembrava di rivedere il mio winnie quando mi guardava allo stesso modo, quando parlavo alla notte e lui si accucciava accanto a me per farmi compagnia, poggiava la testolina sulle mie gambe e si lasciava accarezzare, ogni tanto la alzava, mi guardava dritto negli occhi, io gli chiedevo se mi voleva bene... e lui mi leccava la mano.

Winnie è cresciuto con me, avevo circa 8 anni quando è arrivato, era piccolissimo non era un cane di razza, era un "bastardino" beige di taglia piccola, aveva paura, ma si è subito affezionato a noi e noi a lui. Ricordo i suoi primi tentativi buffi della discesa dei gradini di casa, scendeva ma non riusciva a risalire e io o mia sorella lo aiutavamo, lui poggiava le zampine anteriori sul gradino e noi lo aiutavamo a tirar su anche quelle posteriori fino a che non ha imparato da solo a scendere e risalire.
Sapeva esattamente quando tornavamo da scuola e ci aspettava allegro e scodinzolante, era lui il primo a salutarci.
Se voleva le coccole, si sdraiava poggiava il musino sulle zampe e mi fissava, se non gliele facevo alzava la testa, abbaiava, come se avesse voluto dire "eih sono qui, mi vedi?" e poi la ripoggiava sulle zampe... era irresistibile!

Quando sono andata via di casa, non aveva capito che non mi avrebbe rivista per diverso tempo e tutti i giorni al solito orario continuava, speranzoso, ad aspettare che io "tornassi da scuola", ma io non tornavo.

Aveva quasi tredici anni il mio winnie, mi ha aspettata, aveva lo sguardo triste, ma mi ha salutata allo stesso modo di sempre, mi ha rivista un paio di volte, poi mi ha lasciata ed è stato straziante tornare a casa e non vederlo più. Speravo non fosse vero, speravo fosse solo un brutto sogno, ma non era così... winnie, il mio winnie non c'era più.

Stanotte era lì, lo sentivo... e mi guardava attraverso gli occhioni di vicky!

2 commenti:

Vincenzo F. ha detto...

Mi hai fatto ripensare alla mia micia...mi manca così tanto che solo in pochi riuscirebbero a capire.

Per fortuna che il tempo allevia il dolore...

Un bacio :)

NelFondoDegliOcchi ha detto...

Capisco!

A me il tempo non è servito granchè...